13 marzo 2017

Pensare a colori

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«Dove potrò mai vedere colori del genere? E' un grande privilegio per loro vedere certi colori. Si renderanno conto della fortuna che hanno?» (Pleasantville, 1998)
Lo diceva Mr Johnson, dopo aver sfogliato un grande volume con i quadri più importanti della Storia dell'Arte. Guarda questa breve sequenza. Hai notato come cambia la sua espressione ogni volta che osserva l'immagine di un quadro? Si immerge completamente per poi provare quasi un sussulto, quando i colori si fanno più espressivi. Del resto, nel corso dei secoli, il vincolo della forma è stato stravolto e i colori, sì, in alcuni casi hanno preso il sopravvento. 
Sai, a me succedeva la stessa cosa. Ricordo la prima volta che andammo in visita alla Pinacoteca Nazionale di Cagliari. Guardando quei dipinti su legno del XVI secolo (e questo è l'altro), mi soffermavo sul modo di rendere l'espressività dei personaggi. Forme pulite, colori verosimili, ma sguardi magnetici. Riesci a percepire la solennità di queste figure. Superata questa fase, iniziare a studiare le avanguardie del novecento mi ha creato una sorta di sussulto, come se le nuove forme e la decisione dei colori toccassero corde diverse, meno rassicuranti, ma in un certo senso positive. 

Ti faccio questo discorso per due motivi: prima di tutto perchè è il percorso che mi ha portato ad essere l'illustratrice che sono; poi perchè sono fermamente convinta che i colori abbiano un'azione positiva sul modo di vivere la nostra quotidianità. Io credo nel loro potere di renderci più allegri, nella loro forza di darci la sicurezza che ci aiuta ad affrontare le nostre giornate, nella loro facoltà di donarci la possibilità di comunicare agli altri un pezzetto di quello che siamo. Non so se sia la primavera che si avvicina sempre di più, sarà perchè ho testato personalmente questi meccanismi, ma quando io indosso un accessorio colorato anche l'abito più serio ha un'altra inclinazione: dà un sussulto all'immagine più composta del contesto formale, che può essere il lavoro, una cerimonia o una cena importante.  

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Nel mio lavoro ho scelto di pensare a colori per un paio di motivi: 
  • Penso a colori perchè so che, attraverso la loro decisione e brillantezza, riuscirò a dare forza al messaggio che voglio comunicare.
  • Quando progetto un gioiello so che la vivacità dei suoi colori aiuteranno chi lo indossa a sentirsi più sicuro. Vogliamo dire che può dare l'impressione di osare? Ma chi può sostenere che osare con una collana colorata e dalla forma insolita non sia sinonimo di comunicare agli altri "hey, puoi notare quanto sono a mio agio!"?
  • Penso a colori perchè so che, circondarsi di loro negli ambienti in cui viviamo, ci aiuterà ad essere positivi e ci spingerà a prenderci cura dei nostri spazi. Io sto benissimo nell'Angolo, perchè sono circondata dalle mie stoffe, dai nastri e dalle perline. La loro vivacità è un sussulto per la mia creatività. 
Mr Johnson parlava della fortuna di vedere i colori, perchè loro vivevano in un mondo in bianco e nero, privo delle emozioni più semplici. Ma quando finalmente qualcuno riusciva a provarle...bhe...i colori esplodevano con prepotenza e tutti gli altri notavano la differenza. 

Il rapporto coi colori è di certo legato al modo di essere e alla visione della vita che ognuno di noi ha. Ma tu pensi a colori? Che rapporto hai con loro? Riesci a sostenere la loro "invadenza" o tenti di soffocarli? Io sono una via di mezzo, ma non nel lavoro, quello proprio no! ^_^



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